La mia vita
L’inizio del volo
Il mio nome è Martina, sono nata in Novembre, non era freddo… ma io tremavo.
La mia mamma si è preoccupata subito ed ha chiesto ai medici il motivo.
La risposta è stata evasiva: sbalzo di temperatura dovuta al parto. Ciò non ha rassicurato la mia mamma che dopo qualche ora ha fatto notare ai medici che perdurava il tremolio e così, dopo essersi accorti che qualcosa non andava, è scattato il trasferimento nel reparto di neuropsichiatria infantile di un ospedale qualificato.
I miei genitori
Mamma e papà non si sono persi d’animo, volevano saperne di più su questa patologia, quindi mi hanno accompagnata a Milano presso un istituto di ricerca. Altro ricovero, altri esami, altri accertamenti, altri giorni lontano dai miei affetti.
La diagnosi purtroppo è rimasta invariata: “paralisi celebrale” senza trovare una causa ben definita se non l’ipotesi di una mancanza di ossigeno durante la gravidanza.
Cure
Non esiste una cura farmacologica per questa patologia ma solamente tanta, tanta, infinitamente tanta terapia riabilitativa per permettere ai miei muscoli di rafforzarsi, ai miei tendini di rilassarsi e ammorbidirsi. Tutto questo serve, come sento spesso dire: “Per migliorare la qualità della vita”.
È iniziato così il mio cammino in questa vita e i miei occhi vedevano solo salite.
A parte i tuoi cari e i tuoi amici sei e ti senti abbandonata. Nessuno o quasi ti tende una mano per aiutarti a fare ciò di cui noi, colpiti da questa patologia, avremmo bisogno. Ce ne sarebbero tante di cose che qui in Italia si potrebbero fare: terapia riabilitativa, camera iperbarica ed altro, ma lo Stato non ci considera, non ci da né aiuti e né speranze… insomma così sono e così rimarrò?
Mi è stato detto, quando ero piccola, che tutto ciò non serve perché il mio movimento non è finalizzato a nessuno scopo.
Ma se lo scopo fosse anche solo rendermi la vita meno difficile, la “salita” meno ripida, non sarebbe già un risultato, un successo… beh per me si! Allora perché non tentare, perché non ci viene data questa possibilità?
Ho solo 4 anni, ma tanta voglia di fare, di vivere. Sono coraggiosa, combattiva e non mi arrendo perché da quando la mia famiglia mi ha accompagnata all’estero per fare riabilitazione, ho fatto tanti progressi, anche se a piccoli passi, che vi assicuro mi hanno dato grandi speranze e soddisfazioni.
Eh sì… all’estero! Quello che dirò adesso è rivolto a chi, in Italia, non prende in considerazione la nostra patologia: ora posso afferrare la forchetta e portarmi il cibo alla bocca, bevo dal bicchiere, se sorretta riesco a camminare, maluccio, ma cammino! Faccio le scale, cosa che mi piace tanto e riesco a stare eretta sulle ginocchia. Riesco a fare il bagno nella vasca tenendomi stretta ai bordi.
Per voi saranno cose banali ma per me sono successi indescrivibili che mi danno tanta tanta speranza.
Questi miglioramenti significativi sono stati conseguiti dopo la terapia praticata presso il centro di riabilitazione Adeli di Piestany, a 80 Km da Bratislava, la capitale della Slovacchia.
Ho già fatto 3 cicli ma purtroppo queste terapie così benefiche sono costose e a totale carico della mia famiglia.
Dopo il primo ciclo di terapia sono rientrata a casa con un forte entusiasmo; è stata un’esperienza straordinaria, finalmente qualcuno si prendeva cura di me, nel vero senso della parola.
Ogni volta parto con la mia valigia dove metto la mia voglia di combattere, la speranza mia e di tutti i miei cari e quando la apro ne vengo invasa!
Vorrei poter fare tutti i cicli che mi hanno consigliato e di cui ho bisogno.
Dicono che i soldi non fanno la felicità… Io nel mio piccolo sono felice, quando mi posso curare, perché credo, un giorno, di poter andare incontro, da sola, alla mia mamma e al mio papà e abbracciarli quando tornano dal lavoro e Mattia da scuola e poter dire loro con la mia voce: “GRAZIE!!”